In Sicilia

Tanti hanno voluto raccontare la Sicilia.
Un’isola nello stesso tempo, tanto lontana e tanto vicina all’Italia.
Un posto dove meraviglia e sconforto si alternano continuamente e rapidamente.
Il paesaggio e la gente sono intrecciati insieme come un unico essere.
Come l’ombra sotto le frasche spostate dal vento, un pò si vede e un pò no e le cose che ora sono limpide in un attimo diventano scure e incomprensibili.
Goethe, il padre del romanticismo, visita la Sicilia nel tardo settecento soggiornando a Palermo e dirigendosi poi, attraverso i latifondi dell’interno, a Taormina.
Rimasto impressionato dallo splendore della natura e delle opere classiche ma anche dal degrado sociale ed urbano scrive nei suoi appunti: <<La Sicilia è la chiave di tutto>>.
Lo scrittore tedesco vede i pregi e i difetti dell’Italia e degli italiani, qui esasperatamente enfatizzati.
Questa definizione vuole spiegare quanto questa isola è indissolubilmente legata alla nostra nazione ai nostri usi e comportamenti, al nostro essere agli occhi degli altri “Italiani”.
Nella mia esperienza nell’isola ho potuto costatare quanto le parole di Goethe sono state appropriate.
La sua natura florida e ricca può essere nello stesso tempo anche brulla, arsa, quasi desertica.
Lo splendore dei templi e dei palazzi e la meravigliosa varietà di stili architettonici se la devono vedere con l’abusivismo incontrollato e con uno scellerato sviluppo urbanistico attuale che è figlio della corruzione politica e mafiosa.
 Poi i siciliani, un popolo che storicamente deriva dalla fusione con diversi popoli oppressori (romani, arabi normanni spagnoli..) ma che diventa padre dell’italianità più forte e più calda.
Un popolo ospitale e permaloso, religioso ma superstizioso, amante della parola ma al contempo omertoso.
Trovi tutto ed il contrario di tutto:
Ogni sentimento è tirato con forza fino a raggiungere il limite estremo delle conseguenze.
Si adora e si denigra, si evidenzia e si cancella, si ama follemente e si odia alla morte.
Tutti questi caratteri fanno della sicilianità un crogiuolo di spunti e d’idee che non possono lasciare insensibile un attento osservatore.
Per avere un ritratto fedele della Sicilia non bisogna farsi deviare dalle etichette che fanno dell’isola un luogo di terrore e ignoranza.
Ci sono autori come Camilleri che la narrano bene per com’è attualmente e c’è Pirandello che meglio di chiunque altro ha saputo descrivere con minuzie da psicologo gli intricati e delicati risvolti che si celano nei molteplici rapporti fra persone.
La Sicilia che io cerco è quella contadina fatta di semplicità e di generosità.
Uomini e donne piegati dal lavoro e dai problemi che si aggrappano alla fede e alla famiglia proteggendole come uniche vere ricchezze della vita.
Una vita d’altri tempi dove l’onestà è un valore dove la festa si fa solo dopo aver sudato.
Quando ritorno a quest’ambiente, io mi sento bene, sperduto fra queste valli, fuori da una realtà che non mi descrive sono assorbito dalla luce e dal silenzio ed in questo calore sono di nuovo a casa.